"Con il gol 194 ho fatto piangere i compagni e la mia famiglia"
Giovanni Taddei, attaccante sempreverde della Vigor Castelfidardo, racconta l'emozione per una rete destinata a rimanere nella storia della società
Cecchini scambia la palla con Santoni, sulla rasoiata dal fondo si avventa condor Taddei, il piattone è vincente. La Vigor Castelfidardo espugna in extremis il campo del Borghetto grazie alla rete del suo giocatore simbolo. “Avevo paura si spararla sopra la traversa – racconta Giovanni Taddei (foto), attaccante della Vigor Castelfidardo (Prima Categoria girone B, vedi la giornata di campionato) classe 1974, al gol numero 194 in carriera – Santoni calcia bene la palla, l’ha rimessa al centro molto forte. Ho fatto un saltino, grazie ad un po’ di mestiere sono riuscito a schiacciare la palla, è partita bene, forte nell’angolino dove il portiere non poteva fare nulla”.
Un gol davvero importante, per Taddei e per la Vigor. “La cosa più bella è stata l’esultanza. I compagni mi hanno preso, abbracciato, baciato. E’ stato un gol liberatorio che ci consentirà molto probabilmente di vincere il campionato. Ho visto i compagni commossi, piangevano dall’emozione. Lo stesso discorso quando sono tornato a casa, i miei tre figli Gabriele, Tommaso ed Edoardo con mia moglie che piangevano dalla contentezza. Sono emozioni forti, era da tanto tempo che non le provavo”.
E’ stata davvero una gran bella festa quella che la squadra ha riservato a Giovanni Taddei per l’occasione. “Ho rivisto il film di dodici anni fa, quando giocavo con il Castelfidardo e al 94’ misi a segno la rete del 4 a 3 al Corridonia che valeva la promozione. In questo caso non è arrivata la vittoria del campionato, speriamo di poterla festeggiare sabato prossimo contro il Moie Vallesina in casa, sarebbe davvero molto bello. Stavolta pure ho fatto il gol vittoria al 94’, una rete importantissima. Contro il Borghetto non è stata una bella partita, ci hanno messo sotto, abbiamo fallito un calcio di rigore”.
Quale è il segreto per arrivare a giocare a 45 anni ed essere ancora decisivo?
“Mi reputo ancora un atleta, un calciatore. La passione non deve mancare, nel mio caso la costanza negli allenamenti, la gestione del fisico, l’ambizione di andare al campo per la partita con la speranza di poter dare il mio contributo. E’ questo che mi da la carica per andare avanti”.
Ha mai pensato a quando un giorno smetterà di fare il giocatore?
“Ho sempre detto che a 200 gol smettevo, adesso me ne mancano 6. Quest’anno ne ho messi a segno solo due, mia moglie mi dice che faccio apposta per continuare a giocare. Del Piero ha detto che non esiste un addio al calcio, il calcio continua sempre anche se una persona smette di giocare. Dico la verità, anche il prossimo anno, se la squadra andrà in Promozione, continuerò ad allenarmi con i ragazzi, poi se al sabato dovrò andare in tribuna per fare spazio ai fuoriquota non me la prenderò più di tanto. Voglio dare il mio contributo per aiutare a crescere i ragazzi, ne hanno bisogno, hanno perso un po’ lo spirito del sacrificio. Ho visto che ultimamente hanno poca fame di successo, di obiettivi, di diventare giocatori”.